Un eccidio, una strage pratese, una violenza fuori dal tempo della guerra figlia di una soffiata. Il martirio dei 29 giovanissimi ragazzi uccisi tra il 5 e il 6 settembre del 1944 è ricordato giustamente ogni anno da molti cittadini. Ma pochi conoscono i particolari di quel che avvenne.

«Sono arrivato a Prato da San Giorgio a Cremano, per amore, nel 1989. Il mio primo alloggio è stato proprio a Figline. Quella storia mi ha appassionato da subito - racconta Ciro Becchimanzi - Ho sempre notato che chi raccontava la storia lo faceva in modo molto poco particolareggiato. Mi sono messo a cercare delle fonti».

Racconti in prima persona e un diario. Che hanno generato l’intreccio – assieme al report di una riunione carbonara del CLN (Comitato di liberazione nazionale) al Conservatorio di San Niccolò propiziata da suor Cecilia Vannucchi – per il romanzo di Ciro Becchimanzi. È lui a spiegarci la genesi del libro che oggi, 25 aprile 2019, sarà presentato per la prima volta al Museo della Deportazione di Figline alle 18. Il romanzo si intitola “L’Agguato” (Edizioni Jolly Roger). Si tratta ovviamente di un racconto basato sulla storia dei 29 Martiri di Figline. Il sottotitolo del libro “1944, la storia vera dei 29 partigiani impiccati a Figline di Prato”, dice molto dell’indicibile vicenda che segnò un punto drammatico nei giorni che seguirono la Liberazione dall’occupazione nazifascista.

«Come tanti pratesi ho quasi sempre partecipato alla fiaccolata del 6 settembre e lì, più volte, mi sono chiesto quanto si conoscesse realmente di quella strage, quanto i giovani sapessero di come si erano svolti i fatti, di come era, insomma, la città in quegli anni tragici della guerra e dell’occupazione nazifascista. Cominciai quindi – spiega Becchimanzi - a cercare fonti, scritti e saggi storici: tra questi una vecchia pubblicazione del Comune di Prato, un piccolo opuscolo dal titolo "Come si muore per l’Italia libera", che riportava la trascrizione di diari e racconti orali. Mi venne l’idea di provarne a farne un breve romanzo, intrecciando diverse vicende di quei giorni, sempre con l’assillo di non eccedere in fantasia. Spero che questa mia velleità possa risultare utile a riaccendere i riflettori su quella strage, che fu il tragico epilogo di una rappresaglia crudele quanto inutile da parte di un esercito ormai sconfitto. Che possa quanto meno incuriosire i giovani, in questi tempi così difficili, dove i valori come libertà e antifascismo, che altre generazioni avevano nel dna, sono messi in discussione, a volte oltraggiati e calpestati. Anche per questo ho voluto dedicare questo libro alla memoria di Lorenzo Orsetti, partigiano della libertà del terzo millennio».

Insieme all’autore parteciperanno il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, la presidente della Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza Aurora Castellani, il responsabile della didattica del Museo, Enrico Iozzelli, ed il direttore dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell'età contemporanea Matteo Mazzoni. Parte dei ricavati delle vendite del volume sarà oggetto di una donazione in favore della Fondazione di Figline. «La mia idea - conclude l'autore - era quella di cercare di rendere fruibile la Storia anche a chi non si approccia al suo studio».

Sinossi

5 settembre 1944. I partigiani della Brigata Buricchi ricevono l’ordine dal CLN di scendere a Prato perché le truppe alleate sono alle porte. Ormai a pochi chilometri dalla città, vengono attaccati dai tedeschi. Il grosso della Brigata riesce a sfuggire all’agguato, ma una trentina di uomini, quasi tutti giovanissimi, vengono catturati e poi giustiziati per impiccagione nel piccolo borgo di Figline. Forse ci fu una soffiata? Una spia vendette il segreto dell’ordine impartito dai capi del CLN o più semplicemente il Comando partigiano non aveva scelto il percorso migliore per la discesa della Brigata su Prato? Alcuni sfollati sono costretti dai tedeschi ad assistere al massacro per lasciare traccia della loro crudeltà. Una storia vera, ricostruita attraverso i pochi scritti lasciati dai testimoni diretti ed indiretti di una delle tante stragi naziste in Toscana.

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