Cinque detenuti del carcere della Dogaia saranno formati e poi assunti con regolare contratto nel reparto di confezioni frutto del progetto, presentato nel 2019, voluto dalla casa circondariale, la fondazione solidarietà Caritas onlus di Prato, la Società della salute e la cooperativa San Martino di Firenze.
I cinque detenuti, in regime di semilibertà o che possono usufruire delle possibilità offerte dall’articolo 21 (che permette loro di poter essere assegnati a un lavoro, anche esterno, o a corsi di formazione professionale ndr), realizzeranno fodere di cuscini e materassi per la Pointex, l'azienda di Marco Ranaldo, ex presidente di Confindustria Toscana Nord. L'obiettivo è quello di produrre tra i 300 e i 500 pezzi al giorno. «Questa sfida andrà avanti solo se è sostenibile da un punto di vista economico, si tratta di un lavoro vero, solo così sarà possibile creare uno sbocco lavorativo successivo per queste persone», ha spiegato Ranaldo.
"Confezione", questo il nome del progetto, ha subito dei rallentamenti a causa della pandemia ma «Dopo un anno tribolato siamo riusciti a dare l’avvio a questa collaborazione – ha spiegato Vincenzo Tedeschi, direttore della Dogaia – in questo modo diamo un segnale sia all’esterno che all’interno del carcere, nonostante le criticità che stiamo vivendo, possiamo dar vita a qualcosa di importante. Sono piccoli numeri, solo cinque detenuti, ma per queste persone si tratta di una opportunità fondamentale». Attualmente nel carcere della Dogaia sono 150 i carceratai impegnati in attività lavorative, "ma si tratta di occupazioni che riguardano la vita carceraria: cucina, pulizie e lavanderia", si legge nella nota.
La Caritas ha coordinato tutta l'iniziativa "mentre la Società della Salute di Prato ha contribuito con 20mila euro alla sistemazione del nuovo reparto di produzione con il pagamento dell’impianto elettrico e della messa a norma dei locali - si legge nella nota - Per la gestione del lavoro e dei lavoratori ci si è affidati alla Cooperativa sociale San Martino della Caritas diocesana di Firenze, organizzazione che vanta una lunga esperienza con i detenuti nella casa circondariale fiorentina Mario Gozzini, dove da tempo ha aperto un servizio di lavanderia che lavora conto terzi per «l’esterno». La Pointex ha installato in un ambiente indicato dalla Dogaia, in comodato gratuito, le attrezzature necessarie - si legge ancora - cinque macchine da cucire, tavoli, scaffalature e quanto serve per mandare avanti un reparto di confezioni e poi, come detto, farà da committente per le produzioni fornendo i materiali per realizzare le fodere".
Alla presentazione c'erano il vescovo Nerbini, «non c’è questione più importante del lavoro perché un detenuto possa aprirsi a un vero riscatto»; il sindaco Matteo Biffoni, «Questa è una bella storia di coerenza tra quello che si dice e quello che si fa. Grazie alla collaborazione di tanti è stato realizzato un progetto importante», la presidente della Fondazione Solidarietà Caritas onlus Idalia Venco, «abbiamo in ponte altri progetti legati al concetto di “giustizia riparativa”, percorsi che facciano riflettere i detenuti sul danno causato alla comunità con le loro condotte», e anche il presidente della Cooperativa San Martino Francesco Grazi, che ha sintetizzato in questo modo il progetto e i suoi obiettivi: «Sappiamo bene che il percorso che iniziamo oggi non sarà facile, ma sappiamo anche di poter contare sul sostegno di tanti. Vogliamo dimostrare che in carcere si può fare attività imprenditoriale e ci impegneremo in questo».