A chi importa della Val di Bisenzio? In questo primo numero estivo abbiamo deciso di tornare a raccontarla individuando due macroscopiche tendenze economiche e culturali. Da una parte la vocazione industriale fatta di capannoni che vanno svuotandosi, dall’altra il germoglio di un’ambizione turistica dalla chiara impronta slow che si avvantaggia del patrimonio naturalistico della vallata. Nel mezzo c’è però un bel problema e qualche idea per risolverlo: la SR 325, l’unica strada che l’attraversa. E anche una storia curiosa quanto emblematica su un’opera d’arte, un crocefisso, che ha generato non pochi malumori e proteste.

Dalla Val di Bisenzio poi scendiamo a Prato e dintorni per qualcosa di veramente estivo: l’inserto dedicato ai luoghi dell’estate. In un comodo formato studiato dall’art director Stefano Roiz troverete qualche decina di appuntamenti da non perdere e una piccola guida su come staccarlo, piegarlo a dovere e magari portarvelo dietro quando sarete indecisi su cosa fare in città nei prossimi mesi.

All’estate è legato anche il racconto della storia, o sarebbe meglio dire dei concerti irripetibili, che hanno animato il Festival delle Colline negli ultimi quarant’anni. Un record tutto improntato sulla qualità della musica d’autore che siamo riusciti a condire con una serie imperdibile di foto d’epoca.

E poi il nostro portfolio torna con una panoramica d’epoca su Chinatown della fine degli anni ‘90 firmata Giovanni Menici. Un lavoro molto personale che ci riporta di colpo indietro nel tempo, a quando il reticolo di strade intorno a via Pistoiese era  una giungla incontrollata e ancora aliena. Per l’appunto, mentre stiamo chiudendo il numero che avete tra le mani, la campagna elettorale per il ballottaggio pratese ci riporta anch’essa indietro nel tempo, a quando il colore della pelle e il paese di origine veniva usato come leva elettorale a favore di questo o quel candidato. In molti si consolano dicendo che in Italia stiamo vivendo un momento così, come dimostrerebbero anche i voti andati alla Lega alle Europee. Quando passerà questa sbornia collettiva torneremo però a ricordarci che in Italia, e a Prato più che altrove, siamo quasi tutti figli di genitori che vengono da qualche altra parte. E che questa è stata e sarà la fortuna della nostra città.

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