Se ti preoccupi del mancato distanziamento, ti becchi di coprifuochista e di allineato al regime. Se invece mostri disinvoltura con la mascherina e la vicinanza fisica, rischi d'essere additato come un irresponsabile papabile untore. Se provi a parlare di errori del Governo o a criticarne le scelte, ti piove addosso di tutto, compreso "Se c'era Salvini era peggio". Se invece ne difendi le posizioni, riecco il coprifuochista e l'allineamento (daje ndr), per non parlare dell'evidente adesione a qualche complotto plutofarmaceutico che comunica su Facebook tramite sequenze numeriche programmate a giorni alterni fino al 2056.
Dovremmo cercare di far pace col nostro cervello. Tutti quanti, compreso chi sta scrivendo queste righe (ovviamente ndr), e considerare che al netto degli annunci e delle distorsioni politiche, delle negligenze e delle incapacità reali o presunte del Governo, degli sfoghi quotidiani di una serie infinita di personaggi pubblici e delle incazzature quotidiane di tutti gli altri, stiamo solo cercando di gestire l'ansia e le preoccupazioni per un futuro che non riusciamo ancora a vedere. E ognuno ha le proprie soluzioni per risolvere la faccenda, ovvio. Come sempre e come è giusto che sia.
(A questo punto, se stai leggendo e credi che la pandemia sia una bufala, puoi serenamente smettere di leggere. Ti voglio bene comunque).
E' anche palese che l'unico punto di riferimento che ci è concesso (sempre che non si creda a qualche disegno alieno o a guru che dell'alitosi hanno fatto un rimedio medicamentoso ndr) siano le decisioni del Governo e che siano sempre state queste da cinque mesi a questa parte. Sono i Dcpm, le ordinanze e le dichiarazioni di chi è chiamato a gestire questa situazione a livello nazionale e regionale che hanno determinato le nostre giornate e continuano a governare, di fatto, anche i nostri nervi. Criticabili o meno, sono questi i nostri punti di riferimento nell'anno 2020, ed è comprensibile che stiano finendo per suscitare una certa irritazione. E proprio l'irritazione procurata dagli ultimi sviluppi ha portato a conclusione una considerazione lunga tre mesi. Quella della bolla di Prato.
Riavvolgiamo un attimo gli eventi. All'alba della pandemia, siamo passati dal timore di avere in casa una bomba ad orologeria chiamata "comunità cinese" all'esaltazione di ritrovarci in una bolla con numeri nettamente inferiori alle province limitrofe. Siamo rimasti in casa a lungo, comportandoci con un discreto senso civico e poi quando ce l'hanno concesso siamo tornati fuori, pronti a riprendere una parvenza di vita normale.
Abbiamo vissuto i mesi di giugno e di luglio in una specie di sospensione e forti di numeri vicino allo zero, abbiamo ripreso a vivere nel modo più normale che ci è stato concesso. Siamo tornati a uscire da soli e in gruppo, a mangiare e a bere, siamo tornati a incontrarci con gli amici, a darci appuntamenti fuori dai locali, ad andare al cinema e ai primi concerti estivi. Il più delle volte con le accortezze del caso, certo, ma anche quando le accortezze venivano meno, e non sono certo mancate le occasioni, con la consapevolezza di trovarci tra simili, tra abitanti di una provincia dove il virus è circolato tutto sommato poco. D'altronde, siamo rimasti chiusi in casa per due mesi proprio per questo. Così, certi giorni e certe sere, l'impressione è stata addirittura quella di appartenere ad un'unica grande famiglia, tanto era il grado di sicurezza e di confidenza reciproca che dimostravamo nelle occasioni conviviali.
Poi abbiamo ricominciato a muoverci e ad agosto chi ha potuto è riuscito pure ad andare in vacanza. Spostandosi in un'altra provincia, in un'altra regione se non addirittura in un altro paese.
A Ferragosto il Governo, vedendo i numeri in risalita e dovendo garantire la riapertura delle scuole a tutti i costi - chi tollererebbe un nuovo rinvio della loro apertura? - ha preso alcune decisioni, la più spiacevole delle quali, almeno per la maggior parte delle persone, è l'obbligo della mascherina dopo le 18 in tutti i luoghi all'aperto dove si possono creare assembramenti, strade e piazze comprese ma soprattutto fuori dai locali, dove cioè si ritrovano maggiormente le persone la sera.
In Toscana, come ha ribadito pure il presidente Rossi, l'obbligo della mascherina dove non è possibile mantenere la distanza di sicurezza è in vigore da tempo. Solo che adesso i timori di una recrudescenza lo spingono a dire:
Ma se non ci saranno i controlli da parte delle forze dell’ordine c’è il rischio che tutto resti a livello di buone intenzioni. Io rivolgo un appello al governo e al ministro degli interni affinché garantiscano che i loro stessi provvedimenti siano rispettati.
Senza cedere agli allarmismi, e considerando che in Toscana ad oggi (17 agosto) i numeri sono piccoli, i contagiati con sintomi lievissimi se non assenti, e che a Prato manteniamo alta la bandiera di un circolazione modestissima del virus, sembra comunque chiara una cosa.
Il rientro dalle vacanze metterà in crisi quella confidenza da grande famiglia con la quale molti hanno vissuto l'inizio dell'estate in questa bolla chiamata Prato.
O almeno così dovrebbe essere, credo. Per rispetto di tutti gli altri pratesi, ma soprattutto per permettere che le cose riprendano prima o poi il loro corso naturale, anche se non ci piace o non ce ne frega niente di come sono state gestite finora.