Sotto l’occhio vigile del Datini, stamani sono state transennate le panchine di piazza del Comune e dispersi i passanti del centro storico con l’altoparlante che invitava al mantenimento delle distanze e all’uso delle mascherine.

Subito l’hanno chiamato “Effetto Navigli”, per quel casino successo a Milano. In realtà è molto di più. È l’ennesima dimostrazione pratica delle scelte approssimative del governo per la Fase 2, della confusione che queste stanno generando nelle amministrazioni come quella di Prato, cioè da subito molto attenta a far rispettare le regole, e della superficialità con cui si interviene per tamponare le falle di razionalità che spuntano da tutte le parti.

I pratesi sono stati spaventati abbastanza da essersi comportati in modo più che dignitoso, nonostante i furbi e i menefreghisti abitino tutte le latitudini. Mentre attendiamo il famoso di DL di aprile che è diventato di maggio e poi addirittura del Rilancio, usciamo sempre con la mascherina. E possiamo andare in giro ma non creare assembramenti, possiamo ritirare cibo e bevande ma non consumarle in loco, visitare i parenti ma senza fare riunioni di famiglia e possiamo anche fare (pochi) acquisti, ma solo scaglionati. Il contagio infine si sta fermando, e anche se sembra destinato ad aumentare di nuovo nelle prossime settimane c’è una discreta fiducia perché le cose vadano sempre meglio. La situazione insomma migliora, ma se le nostre libertà e la nostra consapevolezza sono aumentate non significa sia passata la paura. Sappiamo tutti quanti cosa comporterebbe un nuovo “fermi tutti” come quello dello scorso marzo. Per questo quello che da molte persone viene scambiato come comportamento irresponsabile non può definirsi sempre come tale.

Dopo due mesi, semplicemente, forse siamo pronti a provarci, ognuno col proprio grado di serietà e di paura. E come stiamo scoprendo che questa è una cosa che andava messa in conto prima – ma forse non si poteva prevedere – stiamo facendo lo stesso con un altro aspetto, ben più importante: abbiamo bisogno di essere aiutati a convivere con questa situazione. E sul come conviverci le prime avvisaglie non promettono niente di buono.

Dopo sessanta giorni di “Niente sarà come prima”, di ragionamenti su come dovremo cambiare approccio su molte cose e nel bel mezzo di una delicatissima trattativa tra Comune e associazioni per salvare negozi e locali dal fallimento, la soluzione adottata per evitare assembramenti sulle quattro panchine di piazza del Comune non è stata, come forse profetizzava l’assessore all’urbanistica Barberis, un loro distanziamento spaziale o addirittura una loro ricollocazione, ma la fettuccia bianca e rossa. Il messaggio peggiore che poteva arrivare per tutti gli esercizi in procinto di riaprire e per tutti coloro in attesa di capire come riprendere la propria vita secondo nuove regole (che non ci sono ancora).

Forse è tempo di mettere da parte il panico e gli interventi d’emergenza. Servono soluzioni pratiche per convivere con questa situazione ed evitare il caos che tutti temiamo.

“Non è tempo di avere paura”, scriveva il sindaco ai pratesi qualche giorno fa.

Forza. Nel nostro piccolo, proviamoci.

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