"Vado in centro a Firenze, in motorino, in pigiama. Entro in uno studio di tatuaggi e gli dico che mi è venuta voglia di farmi un tatuaggio, il tatuatore mi consiglia di farmene uno a forma di pazzia, io gli rispondo di sì, a forma di pazzia gigante sulla schiena. Poi mi fermo a un bar ed incontro un mio amico musicista, arriva un altro mio amico di vecchia data ma accompagnato dai suoi genitori, inspiegabilmente ancora giovanissimi. C'è una signora sconosciuta e gli dico indicandoglielo che quello è il padre del mio amico di vecchia data e lei mi risponde che forse è uno di quei genitori che ha dato il vino ai suoi figli da neonati, io gli dico non credo. Poi faccio un giro in centro col mio amico musicista, io sono sempre in pigiama e lui me lo fa notare dicendomi che non faccio una bella figura e che una persona vestita bene si capisce subito che è seria e che ha degli impegni importanti. Lungo la strada ci sono dei bambini che giocano a pallone e ogni tanto gli finisce nel mezzo al traffico, mi mettono ansia e qualcuno li rimprovera. Allora torno verso casa, prendo il motorino e parto, cerco di passare un semaforo con l'arancione per non fermarmi tra le macchine perché sono in pigiama, ma non faccio in tempo. Mi fermo. Al semaforo qualcuno dalla macchina canta una canzone di Pino Daniele, mi metto a cantare anche io, qualcuno ride, poi abbassa il finestrino e mi guarda male. Scatta il verde, riparto e torno a casa. A casa c'è una ragazza e mi dice che il motorino è il suo, io gli chiedo come ha fatto a tornare se ce l'avevo io, lei mi dice che non se lo ricorda, mi accorgo che neanche io sono sicuro di essere tornato col motorino e ci rimane il dubbio di come siamo tornati a casa."

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