Nei prossimi mesi i pratesi avranno bisogno di molto spazio. Le norme della cosiddetta Fase 2 imporranno misure cautelari che dilaterranno lo spazio (e il tempo) necessario per fare qualsiasi cosa, dall'acquisto di un paio di scarpe al prendere un caffè, per non parlare del semplice passeggiare in sicurezza o sedersi al tavolo di un ristorante. Per questo motivo sembra arrivato il momento di parlare in modo serio e concreto di rendere pedonabili ampie zone della città, a partire dal centro storico.


Una nuova socialità

"La socialità è il presupposto che stiamo affrontando in questi giorni – spiega l'assessore alle attività produttive Benedetta Squittieri – dobbiamo ragionare sullo spazio ma anche sul tempo, perché con le regole sul distanziamento si dilaterà tutto in tutta la città, e questo richiede scelte per le quali non abbiamo molto tempo".

Quello dello spazio della socialità è uno dei problemi maggiori che ogni amministrazione deve affrontare in queste settimane, insieme alla gestione delle conseguenze economiche del lockdown. Se tutto andrà bene, arriverà il momento in cui ci diranno che potremo tornare fuori quando e come vogliamo e a quel punto la città dovrà essere pronta a gestire una popolazione decisa piano piano a riattivare la socialità perduta durante il lockdown. Ma sarà completamente diverso da prima: dovremo stare attenti a non avvicinarci troppo l'uno all'altro. Sarà faticoso e un po' straniante, probabilmente. Ma soprattutto avremo bisogno di più spazio personale per stare tranquilli, garantire il rispetto delle regole e tornare a goderci un poco le nostre giornate.

Salvare i negozi e i locali

Il 18 maggio riapriranno i negozi al dettaglio e potremo tornare a soddisfare alcuni bisogni minimi come integrare il nostro guardaroba o il nostro arredamento, per esempio. È un doppio problema. In qualunque zona della città bisognerà gestire l'afflusso di persone, garantire la sicurezza all'interno e fuori dal negozio, dove quindi non sarà infrequente trovare una fila. Ma un tale sforzo organizzativo per la sicurezza sanitaria porterà inevibitalmente meno clienti e meno incassi e quindi, probabilmente, bisognerà dilatare anche i tempi di apertura degli esercizi commerciali.

Stesso discorso, ma ancora più complicato, per i bar e i locali che riapriranno il primo giugno, sempre che il governo non anticipi i tempi. Per non vedere sparire quel fenomeno commerciale chiamato "movida" e per rimettere in moto tutti gli altri locali della città, ci sarà bisogno di regole precise e di molto spazio. Come possono riaprire i bar e i locali – e sperare di sopravvivere – se l'ingresso sarà contingentato e il numero di posti a sedere in certi casi più che dimezzato? E come garantire ai lavoratori stessi e agli avventori la sicurezza necessaria?

Il dibattito che in questi giorni sta avvenendo sul centro storico tra associazioni di categoria e Comune vale come mai prima d'ora per tutta la città. Il tavolo di coprogettazione messo in piedi l'autunno scorso per studiare nuove soluzioni per la movida e la vitalità commerciale del centro ha subito una battuta d'arresto. Anzi, si è ribaltato e offre scenari a dir poco inediti. "Con il tavolo tecnico stiamo cambiando le priorità – spiega l'assessore Benedetta Squittieri – è chiaro che dobbiamo ridimensionare alcuni aspetti, come per esempio quello di riportare funzioni in centro, a favore di una maggior dilatazione degli spazi dedicati alla persona. Stiamo rimettendo in piedi anche la cabina di regia con le associazioni di categoria e i consorzi per valutare proposte concrete e soluzioni soddisfacenti per tutte le zone della città".

Più spazio alle persone

Senza scomodare città come Milano e Firenze, che stanno disegnando piani per una vera e propria fruizione alternativa di servizi e interi quartieri, anche Prato dovrà decidere in che modo muoversi.

"Tra le proposte che stiamo valutando c'è anche quella di utilizzare le piazze e altri spazi pubblici per accogliere i tavolini dei ristoranti. Questo vorrebbe dire però, anche un cambio della viabilità e degli accessi nel centro storico”, diceva ieri a Ndp l'assessore Squittieri. Anche se non parla esplicitamente di pedonalizzare il centro storico, l'assessore lascia intendere ancora di più oggi come le cose sono destinate a cambiare a favore delle persone, e non solo in centro storico. "Si può pensare di affrontare i prossimi mesi in molti modi, di sicuro però facilitare l'accesso delle auto al centro storico non mi sembra in linea con l'emergenza e con le regole sul distanziamento, anzi. Possiamo pensare a una chiusura serale alle auto, per esempio. Così, se mi venisse chiesto come vedo viale Piave nei prossimi mesi risponderei che di sicuro non lo vedo con le auto in terza fila. Lo vedrei con i tavolini lungo la strada".

L'epidemia e le regole per la tutela della nostra salute impongono nuovi paradigmi. A richiedere lo spazio necessario per vivere secondo le nuove regole non saranno però solo i locali, i negozi e i loro avventori. Sono tutte le persone e tutti gli altri servizi della città. Avranno bisogno di più spazio per muoversi e riprendere la loro vita secondo il proprio gusto e le proprie passioni. E lo spazio di cui avranno bisogno andrà preso a qualcos'altro da qualche parte. Ecco perché non appare illogico che nascano in tutta la città ampie zone a misura d'uomo e di bambino.

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