Ieri sera (5 giugno) Matteo Biffoni è salito sul palco di una piazza del Comune ben più gremita di qualche settimana fa, quando a Prato arrivò Salvini per quel quarto d'ora a braccio che ricordano solo i giornalisti presenti e la mezzora di selfie che ricordano tutti gli altri, e la folla è scoppiata in un boato.

Poco prima, sulle stesse assi montate nel pomeriggio dai volontari, erano saliti Marta Logli (Giovani Democratici), che si è profusa in un accorato appello al voto per Biffoni, unico rappresentante delle istanze di un'intera generazione piena d'incertezza, ovvero la sua; il titolare del bar Perugia di Maliseti, Salvatore Federico, che ha raccontato come Biffoni lo abbia convinto a votare per la prima volta centrosinistra nel 2014, e Michela Giorgi, "una di quelle come voi che ha deciso di alzarsi dalla sedia", come si è definita, e che prima di chiamare il sindaco sul palco ha spiegato tutta la bellezza di fare la volontaria e impegnarsi per il futuro della propria città. Una giovane, un commerciante convinto a cambiare casacca e una volontaria della campagna elettorale.

Sono gli elementi iconici di una campagna elettorale votata alla  mobilitazione dal basso, al passaparola casa per casa, al profilo basso,  concreto e che guarda avanti, quella che ha portato Biffoni fin sopra al palco  di piazza del Comune per un comizio vecchio stile, per l'ultimo appello o, per  meglio dire, per il discorso prima della battaglia finale. E proprio a metà tra  l'ultras e l'allenatore eletto a maggioranza, il sindaco uscente in cerca di  riconferma ha rimandato al mittente le provocazioni del centrodestra e  dall'altra, soprattutto, ha indicato i punti cardinali di un nuovo tipo di  appartenenza alla città, tornando a dispiegare quel senso di comunità che in  campagna elettorale è stato tradotto nello slogan "con tutto l'amore che  c'è".

Un momento del comizio di Matteo Biffoni

Lasciamoci alle spalle la retorica di quant'era bella Prato prima e quanto si stava meglio all'epoca del parcheggio libero in piazza Duomo, degli stanzoni in mezzo alle case e del Bisenzio che si colorava secondo i trend della moda che a cicli continui ritorna, sempre e comunque, nell'immaginario ideale e idealizzato del centrodestra. Questo è sembrato dire tra le righe Biffoni. La realtà è un'altra ed è una città in movimento, incasinata, problematica e scettica quanto si vuole, ma tremendamente "pratese". Pratese perchè "Prato è Prato, è unica", ha detto Biffoni. Pratese perché "facciamo da soli", pratese perché "non ci fa paura l'idea di comunità", pratese perché "città orgogliosa di se stessa", pratese "perché non si fa intimorire da nessuno". Una città e una comunità che non hanno alcun bisogno del "soccorso di un politico che viene da fuori a dire qualcosa al posto nostro - ha aggiunto attaccando Salvini e Spada - Noi siamo Prato e non chiediamo permesso a nessuno".

E poi, dopo una lunga serie di ringraziamenti a insegnanti, volontari e  oratori, che ogni giorno lavorano tra le persone e sono l'ossatura della  comunità, l'appello finale. "Sono state settimane brutte, piene di provocazioni  anche di basso livello, ma non ci interessano le polemiche, la politica dello  "spaccotutto", le denigrazioni. Venite a parlare di Prato, se ci riuscite - ha  provocato a sua volta Biffoni - Venite a parlare del futuro di questa città". E  ancora, alla folla. "Insieme è il momento di proteggere la nostra comunità dagli  opportunismi e da chi vuole riportarla indietro raccontando storie alla pancia  che non risolvono i problemi del futuro. Perché noi abbiamo bisogno di  investimenti, non di paure". "Se sono qui è merito vostro - ha ripreso - adesso  vi chiedo di accompagnarmi fino in fondo al percorso. Lasciate perdere le  polemiche, il nostro campo non è quello virtuale. La migliore risposta sono le  urne. Parlate con un parente, un vicino, un amico. Fate tutto quello che è  possibile. Una comunità si conosce se ci si sta in mezzo - ha concluso -  soprattutto, la si tratta come una persona cui si vuole bene, la si accetta così  com'è e si cerca di far emergere le cose buone. Una comunità significa concedere ad ognuno una possibilità. E questo si chiama futuro".

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