L'unica azione futura che riesco a figurarmi
Come posso partire oggi?
Un saluto al sole! Questa posizione del cane non mi sembra così scontata. Mi infastidisce non poter chiedere consigli all’insegnante di yoga mentre cerco di replicare fedelmente certe posizioni. Magari se riesco a non dimenticare questa sgradevole sensazione, quando tutto questo sarà finito, riuscirò ad iscrivermi ad un vero corso di yoga dato che me lo riprometto da tanto tempo.
Un po' incriccata ma di buon umore faccio colazione e apro i social per aggiornamenti sul mondo e sui miei affetti. Mi interesso della salute fisica e mentale della mia famiglia e dei miei amici. Collego skype puntualmente riattivato dopo sette anni di inutilità. Credo sia anche il caso di mettere su il disco del giorno così per cercare di dare un mood alla giornata. Euforia o apatia? Pensiero produttivo o pensiero riflessivo? Tipo: parliamo di musica, mi piacerebbe fare un disco introspettivo con solo oscillatori. Accendo il Moog. Parliamo invece del tempo che non passa, dell’essenza della quarantena e del significato di epidemia/pandemia, del come può succedere che un essere invisibile improvvisamente diventi manipolatore del tempo collettivo, come se volesse farci intendere che da soli siamo il nulla e che il sentimento e la coscienza condivisa vincono sull’individualismo e le singole vite.
Durante queste giornate la mattina e la sera rappresentano momenti cardine, l’inizio e la fine, un giorno dietro l’altro. Con l’unica certezza di dover passare la giornata in isolamento, al risveglio parte la mia curva emotiva giornaliera e il primo passo è molto importante per il suo successivo andamento.
Protagonista di questa evoluzione è il dualismo che domina queste mie giornate di quarantena durante le quali alterno democraticamente il pensiero produttivo a quello riflessivo. Parto quasi sempre dal pensiero riflessivo (lo yoga aiuta) e cerco di spiegarmi questa situazione, le sue cause e i suoi risvolti. Mi metto a scrivere, intraprendo discussioni storico/filosofiche con Francesco, vado a fumare sul tetto e guardo il cielo, leggo La Peste di Camus per cercare l’illuminazione, insomma esistenzialismo in generale.
Fortunatamente poi interviene il pensiero produttivo che mi suggerisce di fare una suonatina e registrare spunti per progetti musicali futuri, missare vecchi pezzi, oppure ascoltare dischi freschi di uscita per una selezione di probabili concerti futuri.
A dire la verità io non sono cambiata molto da prima della quarantena, lavoro spesso da casa dove ho tutto quello che mi serve per gran parte del mio lavoro però mi mancano le persone, chi tutti i giorni suggeriva qualcosa ai miei pensieri produttivi e riflessivi. Mi manca l’aria, anche se durante le mie fumatine sul tetto, mi sembra cambiata, è più gustosa. Più di tutto adesso mi turba l’incertezza, questo non poter vedere il tempo che passa e scandirlo con degli obiettivi. Per la prima volta, o comunque è la prima volta che me ne accorgo, sento l’inutilità senza disperazione di pensare ad un futuro possibile, soprattutto quello mio individuale.
Sento invece la necessità condivisa di affrontare il presente, ottimisti ma con concentrazione. Se penso a quando tutto questo sarà finito non riesco a programmare niente perché mi manca il vero dualismo che scatena l’azione, tra individuo e mondo.
Ho sentito parlare di quarantena la prima volta giocando ad un giochino di guerra sul PC con il mio babbo, poi l’ho ritrovata in romanzi e libri di storia, non avrei mai immaginato che sarebbe divenuta protagonista nella mia vita reale.
La quarantena è un’azione drastica tesa ad interrompere il tempo dell’azione, ti paralizza il cervello e crea una sospensione in cui bisogna solo tenersi a galla.
Sono le 18 e mi collego per vedere le statistiche della giornata, l’unico progetto che sto portando avanti costantemente in questi giorni. In questo momento sta arrivando la sera che vuol dire birra, cena e poi cinema (on demand).
L’ultimo pensiero della giornata è quasi sempre lo stesso ed è positivo, è rivolto all’unica azione futura che riesco a figurarmi: birra ghiacciata alle 19 sotto il sole con i miei amici. Così mi si riattiva il cervello.
Federica Camiciola
Musicista e producer